L’Associazione Api-Colf, istituita nel 1971, è il Movimento Sociale Cristiano dei Collaboratori Familiari che promuove la professionalizzazione del lavoro al servizio della persona e vuole sviluppare i valori di umanità, di qualificazione e di responsabilità di questo servizio, ispirato alla libertà e alla dignità.
Un servizio ispirato alla libertà e alla dignità, espressione di solidarietà e coordinato in modo che i collaboratori familiari vengano aiutati all’autonomia e, liberati dalla dipendenza dagli altri, siano sufficienti a loro stessi.
L’Api-Colf promuove incontri e attività di formazione sociale, per generare opportunità di crescita professionale e umana dei collaboratori familiari.
La formazione sociale, professionale e sindacale degli stessi si ispira alla dottrina sociale della Chiesa ed è concepita come sforzo permanente per supportare di chi assume doveri verso la vita, la salute e l’educazione di altre persone umane.
Api Colf si attiva ogni giorno
La storia e la responsabilità di una scelta operata in momenti difficili.
Non è facile racchiudere in poche righe la storia e la responsabilità di una scelta operata in momenti difficili quali quelli del post-sessantotto che implicava una resistenza dei gruppi costruitisi in varie città, con tutte le difficoltà del caso, dato che la categoria era completamente assente dalla vita sociale, politica, sindacale.
La nostra storia
Padre Crippa è stato capace di contagiare l’Associazione di questa passione e, se l’Api-Colf è ancora l’avanguardia del movimento dei lavoratori al servizio dell’uomo, in gran parte ciò è dovuto agli effetti di quell’impegno vocazionale di riparazione, sull’onda del quale è stato intrapreso il cammino della professionalizzazione della categoria, dell’apertura delle scuole e dei centri di formazione professionale.
Non per ragguagliare il valore della persona al suo grado di istruzione, ma per affermare il peso della competenza nella cura delle persone, che non può essere certo minore della competenza che si richiede a chi ha in affidamento la cura di macchinari: non è mai il lavoro che dà la misura dell’uomo ma, al contrario, è l’uomo a dare la misura del lavoro.
L’Api-Colf fin dal IX Congresso Nazionale, celebrato a Torino nel 1976, ha rivolto il suo sguardo al nuovo orizzonte aperto sul fenomeno migratorio dei lavoratori addetti alla cura delle persone.
La storia ci ricorda che fin da allora, quando quasi nessuno ancora in Italia si era accorta che il nostro Paese stava diventando terra di immigrazione, e che questa era costituita in gran parte da Colf, l’Associazione si era impegnata perché la circolazione mondiale del lavoro non si trasformasse nell’importazione di una nuova schiavitù nei Paesi ricchi, perché non si profittasse delle immense povertà universali per relegare la gioventù del mondo sottosviluppato, perché alle Colf estere (ma non straniere) fossero riconosciuti gli stessi identici diritti attribuiti alle Colf italiane. Anche per questo sono state patrocinate le migliaia di cause difese dagli avvocati dell’Associazione, riuniti nella Consulta Legale.
Dagli anni ’70 l’Api-Colf, che conta oggi tra i suoi associati più esteri che italiani, non ha mai tralasciato di essere dalla parte delle Colf straniere, attenta alle loro sensibilità, ai loro bisogni, ai loro diritti, ma anche sollecita ad impegnarle nell’assolvimento dei propri doveri.
Dalla Giornata Nazionale di Messina, dedicata nel 1977 alla Solidarietà internazionale per la donna e la colf più abbandonata del terzo mondo, al XVI Congresso Nazionale di Torino, dedicato nel 1999 alla multiculturalità, per finire nel 2000, con la costituzione della Onlus Soccorso Cristiano per i Diritti Civili Maria Bombaci, che intende essere uno strumento al servizio di tutti, ma in particolare dei componenti delle comunità estere, per affermare il principio che non va dato per carità ciò che spetta per diritto.
Oggi c’è ancora molto da fare per la categoria. Non solo per evitare nuove forme di sfruttamento, in particolare dei lavoratori immigrati, ma anche per completare il cammino verso la dignità intrapreso agli inizi della vita associativa.
Ci sono ancora da conquistare l’indennità di malattia, il diritto alla conservazione del posto di lavoro per le colf in maternità, il diritto alla formazione sociale e professionale delle colf estere, livelli pensionistici equi, la difesa del trattamento di fine rapporto, fugando il pericolo del lavoro nero mascherato da collaborazioni autonome e tante altre disparità che ancora assillano il lavoro a servizio dell’uomo.
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